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Legionarismo ascetico. Colloquio col capo delle “Guardie di Ferro”

Autore: Julius Evola

Rapidamente la nostra auto lascia dietro di se quella curiosa cosa che è la Bucarest del centro: un insieme di piccoli grattacieli e di edifici modernissimi, prevalentemente di tipo “funzionale”, con mostre e magazzini fra la parigina e l’americana, l’unico elemento esotico essendo i frequenti cappelli di astrakan degli agenti e dei borghesi. Raggiungiamo la stazione del Nord, imbocchiamo una polverosa strada provinciale costeggiata da piccoli edifici del tipo della vecchia Vienna, che con rigorosa rettilineità raggiunge la campagna. Dopo una buona mezz’ora, l’automobile svolta improvvisamente a sinistra, prende una via campestre, si arresta di fronte ad un edificio quasi isolato fra i campi: è la cosiddetta “Casa Verde”, residenza del Capo delle “Guardie di Ferro” romene.

“L’abbiamo costruita con le nostre stesse mani” ci dicono con un certo orgoglio i legionari che ci accompagnano. Intellettuali e artigiani si sono associati per costruire la residenza del loro capo, quasi nel significato di un simbolo e di un rito. Lo stile della costruzione è romeno: ai due lati, essa si prolunga con una specie di portico, tanto da dar quasi l’impressione di un chiostro. Entriamo, raggiungiamo il primo piano. Ci viene incontro un giovane alto e slanciato, in vestito sportivo, con un volto aperto, il quale dà immediatamente una impressione di nobiltà, di forza e di lealtà. E’ appunto Cornelio Codreanu, capo della Guardia di Ferro. Il tipo è caratteristicamente ariano-romano: sembra una riapparizione dell’antico mondo ario-italico. Mentre i suoi occhi grigio-azzurri esprimono la durezza e la fredda volontà propria ai Capi, nell’insieme dell’espressione vi è simultaneamente una singolare nota di idealità, di interiorità, di forza, di umana comprensione. Anche il suo modo di conversare è caratteristico: prima di rispondere, egli sembra assorbirsi, allontanarsi, poi, ad un tratto, comincia a parlare, esprimendosi con precisione quasi geometrica, in frasi bene articolate ed organiche.

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Rudolf Jičín – Filosofie dějin a politika

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Víte, že…

8. května 1936 podlehl v Mnichově náhlému srdečnímu selhání Oswald Spengler, německý filozof a spisovatel. Bylo mu by pouhých 55 let. Patří k nejvýraznějším  osobnostem německého meziválečného hnutí konzervativní revoluce a nacionalismu. Tento striktní  kulturní pesimista přišel ve svém největším díle Zánik Západu (Untergang des Abendlandes, 1918 a 1922) s originální morfologií světových dějin, které podle něj jsou sledem důsledně oddělených kultur a civilizací, které se vyvíjí v předem určených cyklech,  analogických zákonům života. Naše západní - tzv. faustovská - civilizace podle Spenglera už koncem 19. století nezvratně vstoupila do své poslední, „zimní“ fáze cyklu.

À propos

„Proti národní myšlence se [usurokrati] nestavějí proto, že je národní, ale protože nesnášejí jakýkoli celek síly dostatečně velký na to, aby se postavil celosvětové tyranidě lichvářů bez vlasti.“

Ezra Pound

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